Hai i capelli di rame, conduci porzioni di metallo su pavimenti ghiacciati, senza scossa; sei piccina, quanto una tazza di latte, ne condividi il candore, il sapore di miele liquefatto precipita sul fondo; tendo l'orecchio, ho le budella dentro un secchio, me le aggiusteresti?, mi chiedi, non saprei da dove partire, guardo nel secchio, pieno di cavi ad alta tensione. Sconfortata, preghi. Abbandonami lungo uno svincolo autostradale, incatenami ad un cartellone pubblicitario sobrio, incollami un enorme post-it sulla fronte, con una didascalia che mi spieghi: sono un prodotto di scarto dell'intestino suburbano, sono un modellino di catrame, sono le urla di una madre zuppa del sangue di suo figlio, sangue del suo sangue, postumi di un incidente stradale che non riuscirà a dimenticare. Eri più di questo, prima che il volante ti sfondasse lo sterno.
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8 anni fa